Pensieri per Tiziana


PENSIERI PER TIZIANAIMG-20150421-WA0005

di Antonio ANZANI

  1. La risonanza mediatica.

Le più autorevoli firme del giornalismo internazionale sono intervenute sulla tragica fine di Tiziana Cantone, con opinioni diverse, ma tutte convergenti almeno su alcuni punti:

la viltà e spregevolezza di quanti hanno pubblicato sul piano planetario, una vicenda che era del tutto privata; il caos normativo che regna in materia di reati informatici.

Tanto il caso è penoso e tragico: una giovane donna vittima del web e dell’uso scellerato di tale mezzo di comunicazione da parte di taluni che non meritano l’appellativo di uomini.

  1. Da Nobel a Bill Gates.

Negli stessi giorni venne anche riportata la notizia che l’uomo più ricco del mondo (patrimonio di circa ottanta miliardi di dollari), ha calcolato che il 95% di esso è superfluo ai bisogni suoi e dei suoi tre figli e lo destina a beneficio di chi ne ha più bisogno che egli individua specialmente negli ammalati di HIV.

Quest’ultima notizia mi ricorda il caso di Alfredo Bernardo Nobel, lo scopritore della dinamite, che, a suo tempo, si ripulì la coscienza per aver scoperto quel micidiale mezzo di distruzione istituendo e finanziando il premio Nobel: nobile iniziativa che, tuttavia, non tolse di mezzo la dinamite, come quotidianamente leggiamo e sentiamo da anni, ma in particolare al presente.

Certamente Nobel e Gates potevano e possono disporre del proprio patrimonio a loro piacimento né ci è dato sapere le motivazioni interiori della loro generosità.

Tra l’altro Nobel è morto da decenni e non può cambiare le sue intenzioni. Ma Bill Gates è vivo e dovrebbe e potrebbe cambiarla almeno in parte, visti gli effetti devastanti del suo business: investendo in ricerca tecnologica intesa a trovare il modo di cancellare o limitare il “dovunque e sempre” dei messaggi trasmessi per via informatica.

3) L’accumulo smodato di ricchezza

Il fatto è che Bill Gates e i suoi “colleghi” degli altri colossi di videosharing, in un mondo globalizzato, hanno accumulato introiti incredibili e, al di fuori di ogni senso di rispetto per la morte, ha continuato e continua a sfruttare economicamente le immagini della povera Tiziana, malgrado la rimozione forzata ordinata dal giudice, amplificate dalle migliaia di liberi forum, con la spregiudicatezza e il cinismo del mercante (ricordate Shakespare del Mercante di Venezia e pensate a quanti Skylok si aggirano nel mondo del web.)

4) Denuncia e disonore

Tiziana rappresenta il fatto più clamoroso fra molti che hanno avuto minore risonanza mediatica o, addirittura, taciuti per “vergogna”. Infatti, secondo una sottocultura radicata, la denuncia penale e la conseguente pubblicità disonorerebbe la vittima: più o meno come le “culture” che puniscono la vittima dello stupro e non lo stupratore. Le povere vittime sono quasi sempre donne e giovanissime, figlie di genitori oggi giustamente disperati per la morte delle loro figlie, spesso perdute anche per la loro inadeguatezza alla funzione genitoriale.

5) Chi si deve vergognare.

Non è questo il caso della povera Tiziana, non più una ragazzina (31 anni) ma una giovane donna col pieno diritto di autogestirsi e la capacità, mentale e giuridica, di difendersi; la piena libertà di regolare la propria vita sotto ogni profilo, compreso quello sessuale.

Vergogna, quindi, non a lei, ma ad alcuni omuncoli che hanno tradito la sua fiducia e la sua amicizia.

6) Gli svergognati nel mondo omerico.

Una mia recentissima lettura di un libro altrettanto recente, 2016, di Giulio Guidorizzi, professore di letteratura greca e antropologia del mondo antico, presso l’Università di Torino, “Io, Agamennone – gli eroi di Omero”, mi ha fatto molto meditare sul concetto di aidòs (= vergogna), parola che “ossessiona” gli eroi omerici.

Per questi uomini la vergogna non è un sentimento privato. Si vergognano davanti agli altri. (…) Non è certo per compiacere un dio che gli uomini dirigono la loro rotta nel mondo, ma piuttosto per non essere derisi e svergognati, o giudicati codardi e stolti.”(…)” La vergogna non può essere tolta, come invece la forza, degli dei: essa appartiene solo all’essere umano, è il suo patrimonio personale è forse l’unica cosa di cui sia veramente padrone; (…) ANAIDÈS (= senza vergogna) è l’insulto più brutto: chi non ha timore di mostrarsi infame agli altri è un uomo di cui ci si può attendere tutto”.

7) È valida oggi la concezione omerica?

Qualcuno potrebbe obbiettare che il mondo omerico è assai lontano dal nostro, che le atrocità di cui parla l’Iliade non ci appartengono, che, quindi, la “vergogna” degli eroi omerici non ci tocca. No, non è cosi: le bombe al napal, i campi minati, le fosse comuni, il disprezzo per la vita altrui e per la propria; li vediamo ogni giorno; ci manca solo la “vergogna” per le azioni vili ed infami anzi aumentate per la tecnologia che ha sostituito ai carri da guerra, alle lance e alle spade, mezzi a volte apparentemente innocui ma più perversi di quelli antichi.

8) L’inadeguatezza delle leggi e il caos normativo.

L’inadeguatezza delle leggi è evidente: i i quattro giovani destinatari del video hard di Tiziana sono, per ora, indagati solo per diffamazione, lo saranno, forse, anche per istigazione al suicidio; mentre il caso è assai più grave e il reato un nomen juris ancora non l’ha, ma gli va dato, con punizione adeguata.

Che poi, lo Stato debba intervenire seriamente e rapidamente nel caos informatico, sacrificando in parte la c. d. privacy degli utenti, in attesa che la gioventù che cresce acquisisca quell’educazione informatica che manca, è altro discorso da affrontare responsabilmente: se una micidiale mitragliatrice trovasi in mano ad un pazzo o a un bambino; la prima cosa da fare è togliergliela di mano perché non spari; poi si curerà il pazzo o il bambino e si puniranno gli incoscienti che lo hanno armato.

La tecnologia è velocissima, la legislazione è lentissima. Illuminante l’intervista di una giovane donna, Vice Questore della Polizia Postale che insiste sull’agire subito, a costo di limitare la privacy. L’impunità è assicurata dal caos normativo; le norme, proprio a causa della globalizzazione e per la natura stessa della rete informatica, non possono essere che internazionali; figurarsi se e quando se ne verrà a capo.

Certamente ogni legislatore, trovandosi davanti al bivio di due “beni” da tutelare, dovrà graduarli: fra la libera iniziativa economica in concorrenza e la privacy delle persone, quale prevarrà?

Per me, non liberale né liberalista, non ci sarebbero dubbi; ma chi deve decidere, a quale scala di valori ci si dovrà attenere?

Comunque gli aspetti penali della vicenda poco mi interessano non essendo né legislatore né giudice.

9) L’educazione informatica.

In quanto uomo e cittadino credo più nell’educazione informatica non quale disciplina da insegnare nelle scuole (a quali docenti affidarla e quali concreti contenuti dovrebbe avere?), ma quale movimento d’opinione che coinvolga soprattutto i genitori, spesso orgogliosi che il loro bimbo di cinque anni già sappia maneggiare il computer, ma inetti a sorvegliarne l’uso; loro che non darebbero sicuramente in mano al figlio un’arma carica, inconsciamente glene lasciano in mano una più potente.

Qualcuno ha tirato in ballo il rispetto della privacy del figlio. A costoro rispondo che fra genitori e figlio minore il dovere educativo prevale su tutto e non ha senso parlare di privacy del minore.

10) Se…

So bene che i “se” non cambiano le cose (Shakespeare: Macbeth: “sfar non puoi la cosa fatta”); tuttavia esprimo l’opinione – che è anche desiderio che tu, Tiziana, l’avessi fatto – che se nei giorni precedenti il fatale 13 settembre, cioè il 9 il 10 e l’11 settembre, avessi usato il tuo computer non per leggervi dei volgari insulti nei tuoi confronti, frutto anche della sottocultura imperante di cui dicemmo prima, ma per informarti di fatti più dignitosi, avresti saputo e, ne sono certo, avresti partecipato, a “Il tempo delle donne“ che, presso la Triennale di Milano si è occupata, dal punto di vista delle donne, di “Sesso e amore”, rivendicandone la libertà e la dignità, ti saresti salvata!

11) L’amore come opera d’arte.

La vergogna che ti hanno gettato addosso è tutta degli infami che hanno giocato sulla tua pelle e, come sciacalli continuano a farlo anche ora che non ci sei più.

La tua fiducia nei quattro “amico” ai quali hai inviato il web è il tuo solo errore: non erano evidentemente amici; se lo fossero stati avrebbero soltanto condiviso la tua gioia.

Ma ciò nulla toglie alla tua piena libertà, anche sul piano sessuale, senza che alcuno abbia il diritto di giudicarti e biasimarti.

La libertà nell’amore è assimilabile alla libertà dell’artista: le Madonne del Beato Angelico con la loro spiritualità, non valgono più delle donne procaci di Tiziano, come la “Venere di Urbino”, delle prostitute del Caravaggio, dell’estasi di Santa Teresa del Bernini (estasi molto …terrena!) e perfino de “L’Origine del mondo” di Courbet.

Cercatele sul web queste opere, cari lettrici e cari lettori, e ve ne convincerete.

26 Settembre 2016

Antonio ANZANI