La peste è sostanza o accidente?


(A proposito delle stragi dell’ISIS)

Nel pieno della peste che, nel terzo decennio del XVII sec. uccise i 2/3 della popolazione europea, ilIMG-20150421-WA0005 tronfio personaggio manzoniano di don Ferrante si comportò più o meno, come l’odierna intellighentia, e come la classe politica europea.

Ragionava don Ferrante :

In rerum natura non ci sono che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può essere né l’uno né l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera” (Manzoni : I Promessi Sposi, cap. XXXVII) .

E giù una lunga disquisizione condotta secondo gli schemi di quel secolo , a dimostrazione dell’assunto che si conclude con l’attribuire il contagio alla “ fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai si è sentito dire che l’influenze si propaghino?”.

His fretus (fondandosi su ciò) non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto , a morire, come un eroe di Metastasio”.

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Similmente oggi, i politici europei e delle superpotenze ( USA e Russia), a fronte di centinaia di morti lasciati sul terreno dai terroristi dell’ISIS, anziché agire – ed è compito loro decidere il se, il come, il quando – si uniscono agli intellettuali che disquisiscono all’infinito sulla natura e sui fini del califfato , sulla sua identificazione o distinzione dall’ISLAM moderato, sull’immigrazione e sulla integrazione dell’immigrato (pochi o nessuno sulla integrabilità nel contesto europeo di masse che non hanno alcuna volontà di integrarsi perché attaccati alla loro “cultura” che contempla istinti quali la sottomissione delle donne, la poligamia, l’infibulazione delle bambine e quant’altro. E sparano inesorabilmente, terrorizzando le metropoli europee, costringendo la nostra popolazione a mutare le proprie abitudini di vita che sono il prodotto della nostra civiltà, a rinunciare ad alcune libertà elementari per la prioritaria esigenza della sicurezza, a spendere, in quanto Stati cifre enormi per salvataggi, accoglienza e, poi, difesa dai terroristi forse trasportati dai barconi naufragati e sopravvissuti grazie al nostro generoso ma onerosissimo salvataggio.

E il Papa? E’ un sant’uomo e , non può che parlare e agire da Papa, rammentare a tutti la fratellanza, in quanto tutti, anche i terroristi, figli di Dio. E poi, dentro di sé non può non rievocare le stragi di arabi perpetrati nei secoli dai cristiani, anch’esse nel nome di Dio, come quelle odierne.

Ma in questo caso non è infallibile perché non ha parlato “ ex cathedra in materia di fede e di costumi “: Tanto che parroci e congregazioni religiose hanno risposto molto blandamente alla sua esortazione di accoglienza”.

La storia non è la visione romantica delle “Aventures du dernier Abenceragè di François-René de Chateaubriand, dell’amore fra un principe arabo, dopo la loro cacciata dei mori dalla Spagna, e una nobile fanciulla spagnola cristiana, discendente dal Cid Campeador; amore che dura negli anni ma non si realizza perché ciascuno dei due ha rispetto dei sentimenti religiosi dell’altro. Magari fosse così! Ma la realtà non è un romanzo.

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E noi, dicevo, continuiamo a discutere anziché agire in nostra difesa, sulle cause di quanto avviene.

Si badi : non rigetto il fatto di discuterne, ma sui tempi dell’azione; la difesa dalle stragi viene prima della discussione sulla loro causa. I pompieri spengono prima l’incendio poi ne cercano le cause e denunciano i responsabili.

Non faccio opera di archeologia culturale rammentando che, “ causa causae est causa causati ”, non per voglia di ripescare un antico broccardo in vigore per secoli, da prima del Cristianesimo, poi per la lunga stagione del Diritto Comune, che improntò gli studi filosofici ancor più’ a lungo, dalla grecità fino all’età moderna.

Ma, certo, di fronte all’insipiente procedere dei più dinanzi agli eventi – sociali, politici, economici, culturali – che si fermano all’accadimento e presumono di dominarlo, modificarlo, spiegarlo persino, tentando di piegarlo a interpretazione di comodo coincidenti con i propri interessi; sembra necessario spiegarsi il causatum (che non è mai casuale) ma ha sempre una sua causa, una sua ragione come antecedente immediato e questa, a sua volta, una o più cause remote, la causa causae, la causa della causa, che in varia misura, è causa causati, causa dell’evento.

Questo processo culturale, che è di natura logica (quindi filosofica) prima che storica, è ignoto ai più che o non ne sospettano l’esistenza o ritengono inutile e defaticante farvi ricorso, apparterrebbe al passato e sarebbe irrilevante per il presente, dato che il passato non può essere modificato.

E invece no, senza giungere alla sottigliezza quasi metafisica di Marcel Proust che risolve l’esistenza nella “ricerca del tempo perduto” (perduto non nel senso di tempo perso, sprecato, ma di tempo che non si è saputo o voluto vivere, quindi è da ricercare e da ritrovare); c’è inesorabilmente, piaccia o non, nel presente che si vive molto del passato che si è vissuto o che altri hanno vissuto per noi.

Un po’ come gli strati geologici del territorio, sovrapponendosi nelle migliaia di millenni, hanno dato causa all’attuale territorio, alle sue risorse, alla vita che vi si svolge.

Al centro delle ere geologiche, degli eventi remotissimi, remoti, meno recenti, più recenti, c’è l’essere umano che, sia pur condizionato dalla natura o dagli esseri umani, ha percorso la sua storia lasciando ai propri successori almeno un precipitato, un segno di sé che né gli eventi naturali né quelli umani hanno potuto cancellare del tutto.

La storia è fatta dagli uomini, dai loro bisogni, dai loro interessi; gli uomini che sono passati dallo stato ferino a quello di civiltà attraverso processi che, si badi, sono andati sempre in avanti giammai indietro.

Chi, nei millenni, ha tentato di fermare il flusso della storia, addirittura di fargli invertire la rotta e tornare indietro ha miseramente fallito.

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Una tesi di buon senso e di intelligenza l’ha proposta il noto critico d’arte e forte polemista Vittorio Sgarbi:non è l’ISLAM in quanto tale a produrre il terrorismo ; perché nell’ISLAM, come nel Cristianesimo ci sono, per fortuna , i tiepidi in grande maggioranza, e i fanatici, una minoranza, questi ultimi veramente pericolosi.

Consentitemi di avanzare una mia ipotesi , peraltro molto condivisa a livelli autorevoli.

Chi finanzia i terroristi? E quali sono gli strumenti del finanziamento?

Il petrolio e le armi.

Se l’Europa avesse sviluppato e sviluppasse forme energetiche alternative, il Medio – Oriente che non ha altre risorse che il petrolio, perderebbe ogni fonte di vita.

Ai signori ambientalisti ( a quelli fanatici , perché ambientalisti di buon senso siamo tutti) che si oppongono strenuamente all’istallazione di pale eoliche o di impianti solari e simili , diciamo che da tali impianti l’ambiente non riceve danno più che dalle costruzione delle nostre case e da ogni struttura occorrente alla vita civile; che facciamo , abbattiamo le case e gli stabilimenti, per salvare qualche eucaliptus che può essere trapiantato altrove ? Vedi lo scempio del c.d. campetto sportivo dell’Ippica a Soverato, per non abbattere quattro eucaliptus inclinati dal vento fino a 45 gradi che sicuramente cadranno abbattuti dal vento. Anzi speriamo che avvenga, senza danno alle persone, ma con gravi danni alle cose, sicché i responsabili vengano scovati e costretti a pagarli.

Più complesso è il discorso delle armi: spesso è l’Europa stessa a venderle agli Stati arabi canaglia che le forniscono ai terroristi per usarle contro di noi.

Gli Stati europei hanno gli strumenti per controllare la produzione e il commercio di armi belliche:se non lo fanno sono complici dei terroristi; sono una importante causa causati (= causa dell’evento) .

Il rimpianto per le vittime, compreso il nostro, non basta a risarcirle della perdita della vita.

09/12/2015

Antonio ANZANI