Lang lang (ascoltarlo o guardarlo)


LANG LANG :
ASCOLTARLO O GUARDARLO?

Nello squallore televisivo estivo, un’oasi è rappresentata da RAI 5, che quasi ogni sera, offre ottime trasmissioni teatrali di prosa, opere liriche da grandi Teatri, concerti.
Ed appunto di un concerto sto per parlarvi, di un celebre e ancor giovane pianista cinese: Lang Lang.
La seconda parte del concerto che ho ascoltato sere fa era dedicato agli Scherzi di Chopin.
Si badi: Chopin, l’Autore col quale ogni concertista si misura, l’Ariele del pianoforte.
A parte i moltissimi dischi in vinile, i cari long playing a 33 giri e non pochi CD, ho avuto modo, nei decenni, di ascoltarlo dal vivo, il carissimo Chopin, ed anche da grandi concertisti: Arthur Rubinstein a Roma, ai tempi dell’università, già anziano, ma ancora traeva con le sue mani anchilosate entusiasmanti suoni. Chi potrà mai dimenticare la c.d. Polacca dei Guerrieri (Polacca in La Bemolle maggiore) suonata da Rubinstein: faceva venire i brividi e vi faceva sentire un guerriero fra i guerrieri evocati da Chopin.
E Jean Micault, allievo e successore di Alfredo Cortot, il grande interprete chopiniano. Micoult l’ho ascoltato, incredibile a dirsi, qui, a Petrizzi, nel refettorio dell’Edificio Scolastico che fu per anni il nostro auditorium. Era assai miope, già allora; mi si dice che vive tuttora, ma è totalmente cieco. Un programma interamente dedicato a Chopin una calda serata estiva, con le finestre aperte sul bosco di Felluso, divenute le foreste della Polonia abbandonate da Federico esule a venti anni e mai più riviste. Ed io, e noi, trascinati da un suono e uno stile diverso da quello di Rubinstein: Micault non mirava a travolgere, ma a condurre l’ascoltatore in un lago incantato di acque limpidissime.
E ne potrei citare altri ancora, in ogni parte d’Italia e fuori: da Pollini a Pereira.
A Petrizzi venne un Samurai, Takashi Jamazaki, alta tecnica, però colpiva la testiera con entrambe le due spade da Samurai, a differenza di un altro Samurai, Jun Kanno che, quando suona, depone le spade e trae dalle pagine musicali l’essenza e l’anima dell’Autore, unendo tecnica ineccepibile a dati interpretativi stupefacenti.
Egli è all’apice di una carriera internazionale, partita nel 1984 da Petrizzi, dove lo portai giovane primo classificato su 80 al Concorso Internazionale Amici della musica e laureato in musica all’Università di Tokio. Egli è qui fra noi, ogni anno, anche perché e diventato cittadino onorario di Petrizzi.
Tutto quanto ho detto (e molto ho omesso per brevità) per dire che di musica per pianoforte ne ho ascoltata, nella mia vita, e molta anche dal vivo, per poter dire che Lang Lang suona più per essere visto che ascoltato.
Sia chiaro: sa suonare ma ha cercato e trovato la notorietà internazionale recitando la parte del concertista, più che facendo il concertista.
Le telecamere, a differenza di quanto avviene quando inquadrano un concerto per pianoforte, come per qualsiasi altro strumento, che centrano principalmente la tastiera, inquadrano, invece, Lang Lang quasi sempre sul viso, sulle mutevoli espressioni degli occhi, della bocca, della fronte, con la quale questo originale cinese sottolinea i passaggi musicali, li indica agli ascoltatori, talvolta solleva una mano dalla tastiera con gesti da consumato attore del vecchio teatro.
Il pianoforte a coda, un a coda lunghissimo, serve al cameramen solo per incorniciare fra le aste che reggono il coperchio, il suo viso perpetuamente in movimento.
Movimenti studiati, tanto da stupirsi che, fra tanto teatro, riesca a suonare, e abbastanza bene. La scelta del repertorio è funzionale alla sua singolare concezione.
La gran parte del concerto era dedicata a Chopin: non allo Chopin delle Polacche, degli Studi, dei concerti per pianoforte e orchestra, dei Notturni, delle Ballate, dei Preludi, ma quello degli Scherzi, dalle inconsuete caratteristiche timbriche di sonorità., preimpressionistiche.
Musica non certo minore, di Chopin, ma assai più adatta delle altre composizioni ad essere mimate, ad offrire lo spettacolo visivo che è tipico di Lang Lang.
Ciascuno è libero delle sue scelte: se fosse un mio amico gli consiglierei di pensare più alla tastiera che alle telecamere, avendo, per la giovane età, anni ed anni di carriera davanti e quello che oggi il pubblico gradisce forse prevalentemente per curiosità, non è detto sia gradito fra dieci anni.
O ha dei muscoli facciali di riserva per rinnovare il suo repertorio gestuale?

Di 

Antonio Anzani