SINDROME RANCOROSA DEL BENEFICATO


SINDROME RANCOROSA DEL BENEFICATO

Ho appreso per caso da Internet (mediante terza persona, visto che io non so usare i mezzi informatici) che quella che comunemente chiamiamo ingratitudine di chi ha ricevuto qualche beneficio nei confronti del benefattore può (non deve) essere causato da una malattia mentale che viene definita dagli psichiatri “Sindrome rancorosa del beneficato”. Il beneficato di tal fatta è rancoroso verso il proprio benefattore che ha, ai suoi occhi, il torto di ricordargli che in un momento importante della sua vita non ce l’ha fatta da solo e ha avuto bisogno di aiuto.
Certamente non era affetto da questa sindrome deprecabile don Ciccio Tumeo, organista della Chiesa Madre di Donnafugata di gattopardesca memoria che votò no al plebiscito del 1860 e si ritrovava il suo voto trasformato in sì; e se ne duole col Principe di Salina, non per motivi politici che neppure comprende, ma perché il suo “no” era dettato solo da gratitudine verso la Regina Borbonica.
“…Ciccio Tumeo è un galantuomo, povero e miserabile, coi calzoni sfondati (…) e il beneficio ricevuto non lo ha dimenticato (…). Per voi signori è un’altra cosa e si può essere ingrati per un feudo in più; per un povero di pame la riconoscenza è un obbligo (…). Fu la Regina Isabella, la spagnola, che era Duchessa di Calabria allora, a farmi studiare, e permettermi di essere quello che sono, Organista della Madre Chiesa, onorato della benevolenza di Vostra Eccellenza; e negli anni di maggior bisogno quando mia madre mandava una supplica a Corte, le cinque onze di soccorso arrivavano sicure come la morte, perché lì a Napoli ci volevano bene, sapevano che eravamo buona gente e sudditi fedeli. (…) Le cinque onze d’oro c’erano, è un fatto, e con esse ci si aiutava a campare l’inverno. E ora che potevo riparare il debito, niente. Tu non ci sei. Il mio no diventa un sì. Ero un fedele suddito, sono diventato un barbonico schifoso”.
Sicuramente gli scienziati che hanno scoperto la ripugnante malattia della “Sindrome rancorosa del beneficiato,”, scopriranno anche l’altrettanto ripugnante sindrome del benefattore che vorrebbe identificare la gratitudine con la sottomissione eterna del beneficiato.
In attesa dei risultati degli studi, il buon senso e l’etica ci dicono che tanto la dimenticanza del beneficiato, quanto la pretesa del benefattore, sono deprecabili e non proiettano una buona luce sull’uno come sull’altro: al punto da essere ricondotte a sindrome rancorosa l’una e a sindrome da definire l’altra.

Le sindromi sono da curare, certo.
La pubblica stima o disistima, esulano dalla terapia, ma danno la misura dell’uomo, secondo la classificazione di Sciascia: Uomini, ominicchi, uomini di m….. e quaquaraquà, e sicuramente l’ingrato e il pretenzioso non vanno collocati nella prima categoria.

di Antonio ANZANI